“È assurdo credere solamente in ciò
che si può dimostrare”
Isabelle Allende
Ho cominciato a leggere “Il quaderno
di Maya” di Isabelle Allende. Oggi, più di tutti gli altri giorni, dopo tanti libri letti, mi sono accorta che c’è
qualcosa di inafferrabile nella sua scrittura. Un potere che non accetta
restrizioni didascaliche e esplicative.
Mi piacciono le recensioni, leggerle e scriverle. Ma quando comincio a
leggere un libro, accarezzo la copertina, provo l’impagabile piacere di
sfogliarne la prima pagina, quella con la dedica e poi subito quella
successiva, non c’è nessuna recensione che possa portarmi per mano tra le righe
di quel libro e nessuna recensione che automaticamente possa prendere forma
attraverso la lettura.
Come nell’attimo prima di immergersi sott’acqua in apnea, mi predispongo
a leggere dall’inizio una storia, che già dal principio, so che mi rapirà
lasciandomi il sapore amaro dell’abbandono quando dovrò voltare l’ultima
pagina. Con un rispetto che riservo solo a poche cose con questa estrema
riverenza, mi accomodo su uno stato d’animo il più neutro possibile, lasciando
fuori pensieri, telefoni che squillano, venditori porta a porta e interruzioni
di qualsiasi genere.
So che quella storia diventerà mia e che non saprò staccarmene. Come quando
all’università leggevo Dickens e il professore di letteratura inglese
consigliava di mettersi in poltrona e alienarsi dal mondo per poter godere
della magia della letteratura.
C’è qualcosa di assolutamente inutile e allo stesso tempo indispensabile
nel leggere un buon libro: la magia che permette di essere tutti i personaggi
di cui leggi, o viverne uno con la stessa intensità che si proverebbe a vivere
le sue stesse avventure.
È il lusso di poter viaggiare stando seduti in poltrona, e di poter
essere chi si vuole senza mai abbandonare i propri abiti e il proprio nome. L’inutile
piacevolezza di tentare vite che non vivremo mai. Così nell’inutilità di una’attività
talmente statica si nasconde l’utilissima piacevolezza che consiste nel
decidere dove essere, con chi essere e nel dedicarsi senza remore a personaggi
di fantasia, per poi soffrirne l’assenza come con una persona familiare.
Non c’è recensione che possa recensire la magia della letteratura, se non
quella che con grafia astratta il nostro “altro” traccia confondendosi tra
pagine scritte da altri.
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