giovedì 21 marzo 2013

L'incantesimo della lettura: essere tutti e sentirne la mancanza



“È assurdo credere solamente in ciò che si può dimostrare”
Isabelle Allende

Ho cominciato a leggere “Il quaderno di Maya” di Isabelle Allende. Oggi, più di tutti gli altri giorni,  dopo tanti libri letti, mi sono accorta che c’è qualcosa di inafferrabile nella sua scrittura. Un potere che non accetta restrizioni didascaliche e esplicative.
Mi piacciono le recensioni, leggerle e scriverle. Ma quando comincio a leggere un libro, accarezzo la copertina, provo l’impagabile piacere di sfogliarne la prima pagina, quella con la dedica e poi subito quella successiva, non c’è nessuna recensione che possa portarmi per mano tra le righe di quel libro e nessuna recensione che automaticamente possa prendere forma attraverso la lettura.
Come nell’attimo prima di immergersi sott’acqua in apnea, mi predispongo a leggere dall’inizio una storia, che già dal principio, so che mi rapirà lasciandomi il sapore amaro dell’abbandono quando dovrò voltare l’ultima pagina. Con un rispetto che riservo solo a poche cose con questa estrema riverenza, mi accomodo su uno stato d’animo il più neutro possibile, lasciando fuori pensieri, telefoni che squillano, venditori porta a porta e interruzioni di qualsiasi genere.
So che quella storia diventerà mia e che non saprò staccarmene. Come quando all’università leggevo Dickens e il professore di letteratura inglese consigliava di mettersi in poltrona e alienarsi dal mondo per poter godere della magia della letteratura.
C’è qualcosa di assolutamente inutile e allo stesso tempo indispensabile nel leggere un buon libro: la magia che permette di essere tutti i personaggi di cui leggi, o viverne uno con la stessa intensità che si proverebbe a vivere le sue stesse avventure.
È il lusso di poter viaggiare stando seduti in poltrona, e di poter essere chi si vuole senza mai abbandonare i propri abiti e il proprio nome. L’inutile piacevolezza di tentare vite che non vivremo mai. Così nell’inutilità di una’attività talmente statica si nasconde l’utilissima piacevolezza che consiste nel decidere dove essere, con chi essere e nel dedicarsi senza remore a personaggi di fantasia, per poi soffrirne l’assenza come con una persona familiare.

Non c’è recensione che possa recensire la magia della letteratura, se non quella che con grafia astratta il nostro “altro” traccia confondendosi tra pagine scritte da altri.

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