Negli ultimi giorni mi chiedo
insistentemente che tipo di cultura è quella che presumiamo di avere in
Italia.
A parte poi che non è che uno la cultura ce l'ha. Al massimo se la crea, la
cerca, la diffonde. C'è un attivismo connesso alla cultura che ad un certo
punto risulta imprescindibile se si vuole continuare a parlare di cultura.
Da diversi anni, spinta da quello
che valuto come il mio più apprezzabile lato positivo, la curiosità, mi sono
interessata a Frida Kahlo e quando la Kahlo non gravitava nemmeno casualmente
nelle menti di massa come la donna con i baffi, io ho voluto sapere tutto di
lei. L’ho amata subito, ho sofferto pensando alla sua vita, mi sono commossa
leggendo le sue lettere e i suoi lavori sono stati come frecce infuocate nella
mia immaginazione.
Se la cultura è qualcosa che si costruisce va da sé che non esiste superficialità di conoscenza
ammissibile. La grossolana confidenza con un soggetto non può andare di pari passo con la cultura che diciamo di costruirci.
Probabile che io debba imputare
la mia curiosità alla mia formazione, anche se non sono troppo sicura che
questo significhi qualcosa di buono perché senza troppi giri di parole questo
significherebbe solo che le abissali carenze accumulate negli anni scolastici e
universitari mi hanno spinta a fare da me, a leggere di più, a scovare
letterati insabbiati nei programmi, e artisti immeritevoli di occupare l’olimpo
delle didattiche preconfezionate per interessi di non si sa quale genere.
Questo per arrivare a dire che la
mostra attualmente in corso alle Scuderie del Quirinale è l’evento che di certo
io aspettavo da anni, rende onore ad una grandissima artista e notevole donna
ma sta scatenando una serie di vaghi, imprecisati apprezzamenti di circostanza
che personalmente (sottolineo il sentimento personale) mi disturbano.
Un amante dell’arte, della storia
o della letteratura non può farsi un selfie con un catalogo su Frida
sottobraccio e commentarlo con un “merita”. Ecco che realizzo come anche la
cultura in Italia spesso si sia trasformata in una moda, un giro di valzer che
bisogna fare coinvolti dall’onda. “Ci vanno tutti alla mostra sulla Kahlo, è l’evento
dell’anno, la vetrina degli acculturati, perché dovrei mancare proprio io?”
Io ci andrò e ci andrò con il
cuore in gola perché aspetto questo momento da una vita, perché sono anni che
cerco di contagiare tutti con la mia passione, perché chiunque mi conosce un
poco sa che amo Frida più di poche altre cose. E sono felice che finalmente in
molti, in massa oserei dire, come è di uso nelle recenti tecniche di indottrinamento
( cultura di massa, ma va bene lo stesso!) siano venuti a conoscenza di una
grandissima artista, un esempio indiscusso di eccellenza.
Lasciatemi solo sputare via il
nocciolo duro della mia disapprovazione, perché Frida non è nata ieri. Frida è
l’amore che si fa arte, la passione e la vita che si fa essenza e sostanza, la
rivoluzione che si fa carne.
Scusate la formattazione del testo. Blogger mi sta dando moltissimi problemi oggi.
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