martedì 21 ottobre 2014

La luna su Torino. Film - recensione



La luna su Torino non è un film, è una poesia che gira sul 45° parallelo, quello che attraversa Torino equidistante dal Polo nord e dall'Equatore.
E infatti Torino è lo scenario romantico e suggestivo del film di Davide Ferrario.
E' la Torino della mole, di Fibonacci, la Torino che omaggia il cinema e l'arte. 
Protagonisti sono due ragazzi e una ragazza che condividono un apparamento ereditato da uno dei tre. Ognuno ha la sua storia, ma tutti e tre sono alla ricerca di qualcosa in un equilibrio sospeso sul 45° parallelo appunto. Il parallelo incarna l'eterna dialettica tra stabilità e instabilità ed è la metafora del viaggio, quello intrapreso per partire e quello interiore per restare. 

La recitazione non sfocia mai, grande pregio della maggior parte del buon cinema italiano, in pretese ridicole ma resta aderente alla semplicità di un cinema che è quasi perennemente sintonizzato sulla rappresentazione delle piccole cose, dell'Italia che tutti conosciamo, delle persone comuni. 
Il citazionismo, che va da Leopardi al cinema muto, non esagera i toni ma si pone in linea con il tono delicato e sognante di tutta la sceneggiatura.

 I personaggi, raffigurati sullo sfondo di un determinismo geografico, che li invita a decidere chi essere, affrontano i loro desideri più segreti accompagnati dalla magia di una città che Ferrario omaggia con ogni fotogramma.
Film italiano molto consigliato.

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