martedì 21 ottobre 2014

Scrivere. Il nervo che irradia la mano



Per chi scrive lo scrittore?

Innanzitutto per se stesso perché scrivere è liberarsi. Scrive perché la scrittura tiene fede a quella libertà di espressione che in alcuni è un’urgenza, come se le parole si addensassero sotto un tappo pronto ad esplodere se non le si lasciassero fluire liberamente.

C’è una catarsi nello scrivere che attraversa come una scossa elettrica ogni nervo fluendo verso le mani. È un incontrollato istinto alla traduzione, dal non detto al detto. è l’urgenza di fissare in parole un pensiero, un’opinione, un fatto, un’impressione. 

L’urgenza dello scrittore è la stessa urgenza che affligge colui che dà un peso specifico alle parole ma che dalle parole, nella loro lapidaria fermezza, si distacca nel momento stesso in cui le ha fissate sul foglio.
Non è una negazione, ma una pura liberazione. È il gioco serissimo che ha luogo costantemente in chi è avvezzo a parlare con se stesso. Il tira e molla tra il dicibile e l’intraducibile. Ma per quest’ultimo corre in soccorso la poesia che come una forza autonoma regala la forma ai pensieri, l’intensità dell’istante alla visione.

Esiste un’abitudine all’immaginazione che appartiene a chiunque nella stessa misura. Ha solo bisogno di essere allenata, ripulita dai rumori. È qui che risiede la poesia.

E poi c’è l’insostenibile vocazione alla verità, quella che spinge all’informazione, a quella onesta però. È il campo di battaglia di chi cerca la verità dietro le parole altrui, nelle piccolissime e grandi storie e ha necessità di dirla, raccontarla, spiattellarla.

Tanti nomi vengono dati all’arte dello scrivere ma uno solo il nervo che irradia la mano.

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